CRONACHE
ANNO 2018
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L'ANNO 2018   (clicca qui per scaricare la cronaca in formato PDF)   
Cronache del 94° anno di vita

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INDICE
Torneo dei seminaristi ⇒ Concerti e messe ⇒ Concerto di primavera e uscita a Cremia ⇒
La messa con l’arcivescovo ⇒ Fine settimana di studio a Monterosso ⇒ Le voci del lago a Porto Ceresio ⇒
Concerti di Natale a Malvaglia e Tesserete. ⇒ Andiamo in televisione per “Bande e cuori”. ⇒
N.B. Gli anni scorsi abbiamo messo soprattutto immagini di concerti. Quest’anno invece ci sono stati due momenti particolari di convivialità: gli 80 anni di Dirk e l’uscita di studio a Monterosso. Le immagini che accompagnano gli articoli (visibili nel documento PDF scaricabile) sono state realizzate principalmente in queste due occasioni. Così, anche per farci un po’ sognare.
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26 APRILE 2018. IL TORNEO DEI SEMINARISTI   (torna su  ⇑)  

Cosa c’entra il nostro coro (o parte di esso) con un torneo di calcio, e per giunta di seminaristi? Per capirlo dobbiamo fare qualche passo indietro. Suppergiù verso Pasqua riceviamo una richiesta da Stefano, seminarista a Lugano e aiutante nella nostra parrocchia di Tesserete. Si tratta di preparare il Magnificat di Migliavacca, da cantare in occasione dei vespri che verranno recitati in cattedrale la sera del torneo di calcio dei seminari lombardi, che si svolgerà a Lugano il 26 aprile.

Un gruppo di coraggiosi si mette a disposizione affiancato da altri, altrettanto impavidi, del “coretto” che canta in occasione di alcune funzioni religiose parrocchiali. Si prova una e poi due volte nella sala dell’oratorio. Nonostante la brillante e positiva direzione del buon Stefano, le prime prove servono soprattutto a farci rendere conto della difficoltà dell’impegno. Sono solo poche frasi, ma richiedono un lungo lavoro e non è per niente facile mettere insieme tutte le voci. C’è un po’ di scoraggiamento, soprattutto tra le file degli uomini, come sempre pochi.

La terza serata di prove comincia con il solito ambiente inquieto e un po’ sfiduciato quando improvvisamente si apre la porta e… come in un film di Walt Disney entrano una dozzina di uomini, tutti giovani e tutti musicalmente preparati e si siedono in mezzo a noi. Sono i seminaristi convocati da Stefano. La prova riprende e subito dopo il primo pezzetto cantato dagli uomini, le donne si girano stupite e prorompono in un applauso spontaneo. È il momento dove tutti prendono fiducia e lì capiamo che magari potremo farcela.

Giovedì, la sera del torneo, ci troviamo in cattedrale un’ora prima per le prove e tutto sembra funzionare per bene. L’inizio della celebrazione è da pelle d’oca: dopo le prime note dell’organo si alzano 350 voci maschili che cantano assieme. L’impasto delle voci in questo ambiente sacro è una vera carezza per le orecchie. Guidati da queste sensazioni e dall’ambiente di gioia che si è creato, partecipiamo alla recita dei salmi e quando è poi il nostro momento, sappiamo fare il nostro dovere, grazie anche alla guida pacata e fiduciosa di Stefano.

E anche Migliavacca è stato affrontato con successo. Quale sarà la prossima sfida?
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5-6 MAGGIO. CONCERTI E MESSE   (torna su  ⇑)  

La sera del 5 maggio siamo invitati a Viganello dal coro giovanile di Santa Teresa, diretto dalla nostra Annamaria, unitamente al coro preparativo dei piccoli cantori di Pura, a cantare per beneficenza in favore dei bambini africani del Kenya. Siamo tutti puntuali per il riscaldamento della voce, che eseguiamo in una sala situata sotto la chiesa assieme a Frenzy perché Paolo non arriva in tempo. Scaldata la voce eccoci pronti per una prova in chiesa unitamente agli altri due cori. L’acustica, lo sapevamo, non è delle migliori, siamo mal disposti e ognuno sente solo se stesso o colui che gli sta di fianco. Inizia il concerto il coro preparatorio dei piccoli cantori di Pura. Non è lo stesso coro che si sente di solito ai concerti ma è composto da bambini dall’età della scuola dell’infanzia alla 5ª elementare. È stato piacevole ascoltarli, perché oltre che cantare animano i canti che eseguono.

Ora è il nostro turno, la disposizione come detto non è affatto ideale, siamo disposti su tre ranghi, non ci sentiamo, caliamo e qualcuno sbaglia pure le parole di canti che dovremmo conoscere a memoria perché cantati più volte. Fiorenzo durante i suoi saluti e i ringraziamenti per l’invito, dice che il nostro non è un coro preparativo ma un coro preventivo, dobbiamo prevenire il nostro futuro vista l’età media dei coristi… In poche parole io e Carmen non siamo per nulla soddisfatte dell’esibizione.

Ultimo ad esibirsi il coro giovanile di Annamaria, che propone diversi canti in lingua inglese. Un grande plauso anche a loro! Infine cantiamo tutti assieme “Thula Baba”, canto africano conosciuto da molti cori. Finito di cantare ci aspetta un rinfresco offerto sul sagrato della Chiesa.

Grazie mille!

La mattina del 6 maggio siamo a Sala, per la Madonna del Carmelo. Il nostro Paolo purtroppo non è presente, ma siamo diretti egregiamente dal seminarista Stefano. Pur non potendo eseguire alcuni brani previsti, siamo soddisfatte del risultato. È sempre bello poter cantare per il nostro ex corista Edy, anche se purtroppo quest’anno era ricoverato all’ospedale per una frattura… Finita la messa ci viene offerto dal Consiglio parrocchiale un aperitivo e poi via di corsa a casa.

Nel primo pomeriggio dobbiamo ritrovarci a Lugano al Centro Atte, dove siamo stati invitati unitamente al coro Atte, per un concerto offerto agli anziani del Comprensorio.

Malgrado anche lì l’acustica non sia delle migliori e il gran caldo si faccia sentire, a nostro parere abbiamo cantato molto meglio di sabato sera, forse anche per la vicinanza con il pubblico e la sua grande attenzione. Siamo stati accolti veramente in modo egregio. La maggior parte del pubblico e del coro Atte non ci aveva mai sentiti e ci ascoltava a bocca aperta, non “girava una mosca” e alla fine dei pezzi scrosciavano gli applausi. Paolo poi ha presentato i pezzi veramente in modo semplice ma coinvolgente!

Finito il concerto, dopo aver cantato assieme al coro Atte un ultimo brano, ci hanno offerto nel giardino un ricco aperitivo-quasi cena…, al quale hanno partecipato quasi tutti i nostri coristi e il coro Atte intero; oltre che mangiare e bere abbiamo potuto chiacchierare amichevolmente con tutti i presenti. Bellissimo!

Sarebbe veramente molto bello organizzare ancora un concerto del genere, non molto impegnativo ma gratificante!

Daniela e Carmen
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9-10 GIUGNO. CONCERTO DI PRIMAVERA E USCITA A CREMIA   (torna su  ⇑)  

Sabato 9. CONCERTO DI PRIMAVERA

In una bella serata di primavera sono nostri ospiti il Coro Vox Nova e i ragazzi dell’Annamaria: il Piccolo coro della chiesa di Santa Teresa di Viganello.

Siamo noi a salire per primi sull’altare, il programma è quello che abbiamo già eseguito a maggio e che potremmo in parte eseguire senza partiture. Sono tutti brani che sentiamo in un certo modo nostri e che cantiamo con piacere e con trasporto. C’è De Marzi (Dormono le rose, La Contrà de l’Acqua ciara, Benja calastoria), Ai Preat, le Vieux Châlet, la Montanara, Montaignes Valdôtaines (dedicato a Mariella Cattaneo), Thula Baba. Credo che Paolo ci senta sicuri e così non si sbraccia a dettare il tempo, ma muove le mani come uno scultore che modella una statua. Da Toscanini si trasforma in Michelangelo. Con le mani indica la forma che dobbiamo dare alla musica: corposa, minuta, arrotondata… Chi lo segue senza tuffare lo sguardo nello spartito riesce dare forma al suono. Come è bello cantare così, immergendosi nella musica e lasciandosi trasportare nell’armonia delle voci.

Il crescendo di sensazioni culmina con il Benja Calastoria, alla prima esecuzione in pubblico. Eravamo abituati a cantarlo nella sala prove dell’oratorio, dove il suono non ritorna. In chiesa invece le note hanno cominciato a girare tra le volte e a ritornare verso di noi, così come Beniamino è tornato nella sua valle. Quando i tenori hanno tenuto la nota del pedale, dopo le prime battute, ho sentito lievitare la pelle d’oca. Quando poi noi bassi siamo entrati sulla stessa nota (che non riuscivamo mai a prendere nelle prove) ho sentito una sensazione celestiale, come se la voce non fosse mia: si era così fusa con quella degli altri che senza alcuno sforzo prendeva corpo e vigore. Quando poi abbiamo potuto liberare tutta la nostra voce così da riempire la chiesa è stato esaltante. La gente se n’è accorta, ci ha tributato un applauso dirompente, spontaneo, caloroso come non mai. Benja Calastoria è un brano di un’intensità straordinaria, solo il buon Bepi poteva concepirlo (e mi sembra di vederlo lì, con le mani sulla tastiera dell’organo, mentre cerca le note per comporlo… sì, i suoni che siamo riusciti a fare erano un po’ come le note dell’organo che ti avvolgono con potenza e profondità). È stata sì la nostra prima esecuzione del Benja, ma mi ricordo di avere già parlato di questo canto nelle cronache del 2011, in occasione del festival LiberCanto di Lodi. Chi ha voglia può andare a rileggere quanto scrissi allora, si trova anche in internet! (clicca qui se vuoi collegarti)

Difficile tornare sulla terra per raccontare il resto del concerto. Bravi i ragazzi di Annamaria, chissà che anche noi un giorno non potremo inserire qualche voce giovane nell’organico. Molto curati e di grande qualità musicale il coro Vox Nova, anche se personalmente non ho trovato coinvolgente il programma da loro presentato (essendo ignorante in campo musicale, mi lascio guidare più dalle sensazioni che non valore dell’esecuzione). Bene come sempre l’organizzazione che ha saputo offrire a tutti i presenti anche il solito apprezzato rinfresco.

Domenica 10. L'USCITA A CREMIA

Siamo invitati sul lago di Como da Dirk che compie 80 anni, 20 dei quali trascorsi a cantare nel nostro coro. Il viaggio, in una serena e radiosa mattinata di giugno, ci porta ad attraversare paesaggi di rara bellezza: le scoscese rive del lago di Lugano, con i villaggi della Val Solda che si specchiano nel bacino, la piana tra Porlezza e Menaggio, il lago di Como, anche lui allungato come un fiordo ma dalle rive meno impervie. Su uno di questi crinali si appoggia il villaggio di Cremia, dove assieme al coro locale celebriamo la messa delle 11. Raggiungiamo il paese salendo un’angusta strada: Cremia sta tra lago e monti, i suoi abitanti dovevano un tempo arrabattarsi tra capre e pesci, barchi e barche, onde e sentieri. Tutti assieme facciamo una sessantina di elementi, i più non più giovanissimi, ma sentiamo con loro subito familiarità, forse per la parlata, forse per l’età. In programma c’è la Messa di Gounod e dei brani eseguiti solo da loro. La chiesa è scura ma calorosa, si sta bene, se non fosse per la pianola che si trova proprio sotto alle mie orecchie e che “spara fuori” un gran suono. Diventa per me così impossibile cantare, cerco solo di fare uscire la voce, ma non riesco a sentire quello che viene fuori. Ma va bene anche così. Il clima familiare, la domenica mattina, qualche esecuzione un po’ improvvisata, un buon predicatore… almeno così è stata più una messa che un concerto.

Poi si scende tutti assieme a san Vito, la frazione a lago, dove sta la bella chiesa dai due campanili, il più vecchio romanico. Qui eseguiamo alcuni canti in onore dei nostri nuovi amici: il coro locale e i coetanei di Dirk, che festeggiano anche loro gli Ottanta. Una montanara, un Vieux Châlet e l’infilata di De Marzi: Contrà e Benja. Manco a dirlo un’esecuzione che suscita stupore e ammirazione, grazie anche all’eccellente acustica della chiesa. Come ieri sera il Paolo scolpisce i brani modellando le nostre voci, è proprio una figata cantare così.

Proprio lì vicino c’è il “Lumìn” un ristorante a lago con grande sala, dove è bello stare assieme a condividere il pranzo. Negli intermezzi tra le portate e le molte chiacchiere godiamo il panorama dei borghi sull’altra riva, i tuffi dai paloni del pontile di qualche spericolato, la passeggiata a lago, le evoluzioni dei kitesurfisti.

Non si può terminare il resoconto se non ringraziando Dirk, che ha organizzato ed offerto questa splendida e fraterna giornata. È stato bello vederlo felice e orgoglioso assieme ai suoi cari di Cremia e di Tesserete. Grazie Dirk, sei per noi un sempre giovane e prezioso amico!
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2 SETTEMBRE 2018. LA MESSA CON L'ARCIVESCOVO   (torna su  ⇑)  

Non capita tutti gli anni di avere un arcivescovo - e per giunta capo rito - nella parrocchiale. Era capitato 50 anni fa con monsignor Colombo, qualche secolo prima c’era stato il buon san Carlo e in quest’anno di Grazia 2018, è venuto a trovarci mons. Mario Delpini, titolare della diocesi più grande d’Europa, chiamato affettuosamente l’arcivescovo della gentilezza. E proprio questo tratto di carattere emerge dal suo modo di incontrare e di stare assieme alla gente: è sembrato subito “uno di noi”.

La sua visita in terra capriaschese è cominciata a Ponte, dove sta la copia meglio conservata al mondo di uno dei capolavori dell’arte: l’Ultima Cena di Leonardo, ed è proseguita nel Municipio di Capriasca dove il nostro sindaco Pellegrinelli ha tenuto un discorso di benvenuto.

Infine, alle 17, la sacra funzione nella nostra chiesa col bel campanile di sassi antichi, condecorata dal Coro Santo Stefano.

Mons. Delpini, uomo di molta affabilità, non sembra tuttavia avere un grande orecchio e così ci manda in crisi già al primo dei 12 kyrie. Riusciamo comunque a cavarcela, per fortuna eravamo dietro all’altare e la gente non ha potuto vedere le espressioni di imbarazzo che si sono disegnate sui nostri volti. Durante la celebrazione le voci del coro hanno accompagnato il canto dell’assemblea e così cantare è per tutti una preghiera. La celebrazione è solenne, sono ben dieci i sacerdoti sull’altare, assistiti da una marea di chierichetti. Purtroppo vediamo solo qualche scampolo del tutto, ogni tanto un assistente che ci passa in mezzo, su un lato le insegne del servizio, mitra e pastorale, gelosamente custodite da un paio di ragazzine. Ma così è anche più facile raccogliersi. Bella la predica del presule che, ispirandosi al vangelo, invita a non essere invidiosi ma a godere per gli altri quando fanno bene. Claudio accompagna brillantemente con il suono dell’organo i momenti più intensi, alla comunione cantiamo “Il tuo popolo in cammino” e l’Ave Maria di Arcadelt, al termine il vescovo si concede per le fotografie con sacerdoti e fedeli e poi si mette in posa attorniato da tutti i coristi. Certamente un’immagine che non mancherà nel libretto del centenario… mancano solo 6 anni alla fatidica data!
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14-16 SETTEMBRE 2018. FINE SETTIMANA DI STUDIO A MONTEROSSO   (torna su  ⇑)  

Il venerdì

Partiamo da Tesserete con un comodo e spazioso autobus verso le 16. A Milano c’è traffico, la notte ci raggiunge poco dopo Genova, appena in tempo per lasciarci vedere il mare, poi una strada tortuosa ci conduce fino a Monterosso, dove sbarchiamo dall’autobus e ci incamminiamo lungo un giardino misterioso che ci porta alla nostra dimora. I più stanchi vanno a letto, gli altri fanno una prima capatina verso la grande distesa blu, a questi orari ormai nera, dopo aver disperatamente vagato alla ricerca del sentiero che non voleva lasciarsi trovare.

Il sabato

Qualcuno approfitta dell’alba per specchiarsi in un mare liscio come l’olio, altri si preparano per l’intensa mattinata di lavoro. Sono con noi Lucia detta Mimì e Margherita che assieme a Paolo formano un trio d’insegnanti. L’inizio è dedicato alle conoscenze anatomiche dell’apparato vocale. Poi si passa agli esercizi di rilassamento e di respirazione. Occorre da una parte muovere tutti i molti muscoli facciali in modo da poterli usare al meglio, dall’altra riconoscere il proprio diaframma così da saperlo usare nel canto. C’è poi la cannuccia con la quale fare le bollicine nella bottiglietta così da regolare l’emissione della voce. Insomma: una mattinata nella quale abbiamo dato voce alla nostra voce, così da prendere coscienza che anch’essa può essere migliorata e allenata. Sapremo fare tesoro di questi insegnamenti?

Dopo il pranzo in compagnia, ancora un’ora e mezzo di lavoro di dettaglio sul canto, così da imparare ad armonizzare le nostre voci. Finiamo vagando nella sala e abbracciandoci a vicenda. Un modo intenso e sorprendente per sentirci davvero un coro!

Il pomeriggio e la serata sono dedicati alla spiaggia, al mare, agli acquisti, alla messa. Ci mischiamo alle migliaia di turisti di tutto il mondo che visitano questa magnifica terra dove i monti si tuffano nel mare e la roccia si unisce l’acqua lasciando qualche tratto di spiaggia invaso dai bagnanti in una calda e soave giornata di fine estate.

Il coro si costruisce anche vivendo assieme. Lo spiazzo di ghiaia antistante l’entrata, con qualche sedia scalcinata, è il nostro punto di ritrovo. Qui si chiacchiera, si ascolta musica, si scherza e ci si coinvolge in un’epica battaglia di prugnette, tutti contro tutti.

Dopo la cena ancora canti. È una giornata intensa, ben tre i momenti di prova con circa sei ore di lavoro. E dopo questa nuova fatica ci vuole un nuovo momento di distensione. Tutti al mare, non a mostrare le chiappe chiare come diceva la canzone, ma a mostrarle scure, come quelle dei nudisti che fanno il bagno di mezzanotte accanto a noi. Sì, è una tiepida serata, temperatura dell’acqua e dell’aria si equivalgono, è bello entrare nel grande fratello blu, lasciarsi avvolgere dalle tenebre, ammirare la volta stellata, guardare le luci lontane delle case e delle strade che scendono verso il mare, sentirsi addosso sapore di sale. Da questo palcoscenico si riesce a immaginare la dura vita del tempo che fu. Questa era terra di pescatori, gente di mare che ha addomesticato le rocce, terrazzando le montagne per farvi crescere vigna e ulivi, producendo Sciacchetrà e olio che con il pesce costituivano la loro sussistenza. È un territorio tosto po’ padre e un po’ patrigno: regalava pesci ma spianava la strada agli invasori.

La domenica

Ancora lavoro al mattino, questa volta per preparare i brani del concerto a Porto Ceresio. Si va di memoria e allora è più facile concentrarsi sulla voce e sull’interpretazione. Ancora un tempo libero prima di pranzo per gli ultimi acquisti (il cappello di paglia, lo Sciacchetrà, il pesto…) un nuovo bagno nel mare, una discesa salmodiante con la portantina verso il sottopassaggio, l’ennesima battaglia di prugnette. Poi il pranzo con le splendide trofie al pesto, autentica specialità locale, e l’interessante storia della struttura che ci ospita, un tempo villa e poi orfanotrofio. La navetta ci porta sulle alture, che il bus di giorno non può scendere, la strada essendo troppo stretta e trafficata. Abbiamo così l’opportunità di ammirare il mare dall’alto, di assaporare questa regione un po’ terra e un po’ mare. Da un lato stanno i villaggi disseminati tra le colline, le strade che serpeggiano nel verde, gli odori della macchia mediterranea. Dall’altro l’immensa distesa blu e grigia che si perde nell’infinito. Questa immagine ci accompagna per qualche chilometro: è l’inizio del viaggio che ci riporta a casa.

Maurizio

E concludiamo con il messaggio di posta elettronica inviato da Daniela:

Carissimi tutti! Dopo due splendidi giorni in vostra compagnia, voglio personalmente ringraziare di cuore Paolo, Mimì, Margherita e soprattutto voi per aver permesso tutto questo! Penso ci siamo impegnati tutti a far sì che potessimo trascorrere questi giorni in armonia, cantando, facendo esercizi utilissimi e andando anche a zonzo, che non fa mai male...
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7 OTTOBRE. LE VOCI DEL LAGO A PORTO CERESIO   (torna su  ⇑)  

A volte proprio non ci rendiamo conto della fortuna che abbiamo a vivere nel nostro Paese. Potevamo nascere nella periferia industriale di Milano o in una terra piatta e sempre uguale. Invece siamo capitati in un luogo dove Madre Natura ha dato il meglio di sé. Me ne sono reso conto ancora una volta viaggiando verso Porto Ceresio e contemplando le sponde del lago di Lugano, le montagne che lo circondano, i boschi che si pitturano d’autunno, il blu intenso delle acque accarezzate dal vento.

L’appuntamento è con altri quattro cori nell’ambito della rassegna “Le voci del lago”, giunta alla settima edizione. L’obiettivo di questa manifestazione, iniziata a Luino nel 2012, è di radunare una volta all’anno, in una località rivierasca dei laghi di confine, rappresentative corali della realtà italiane e svizzere. Una roba transfrontaliera, insomma. Nel primo pomeriggio sbarchiamo a Porto Ceresio dove in piazza si ritrovano cori e pubblico. Di solito il brano d’assieme si fa alla fine, questa volta invece inizia all’incontrario: tutti sul palco a cantare “Signore delle Cime”, con una registrazione che sarà inviata a Bepi per ricordare i 60 anni dalla prima esecuzione di questo brano ormai entrato nella storia. Nonostante ci troviamo su un palco all’aperto, protetto solo da qualche telone, la voce non si perde nel vento, anzi viene sospinta dallo stesso verso gli spettatori e così l’esecuzione diventa godibile.

Due cori si alternano su questo palco esterno, con la gente sulla piazza che un po’ ascolta, un po’ passeggia, un po’ mangia il gelato e un po’ guarda il lago. Inizia la Corale di Mesocco che propone brani popolari, della tradizione grigionese, ticinese e prealpina tutta. Si sentono poco, anche gli uomini sono pochini. Forse è girato il vento. Il Coro La Rocca di Appiano Gentile è più corposo, voluminoso, sia nel numero sia nella potenza vocale. Anche nelle facce e nella postura richiamano il tipico coro di montagna. Purtroppo possiamo ascoltarli solo in un paio di brani perché il Paolo ci chiama a raccolta per scaldare le voci.

Dopo l’esecuzione dei due cori ci si trasferisce tutti, pubblico e coristi, nella chiesa parrocchiale di sant’Ambrigio, edificio difficile da decifrare: ha un’imponente facciata decorata, forse barocca, un campanile tutto ghirlandato, un abside che si allarga a dismisura e che non facilita la circolazione della voce. Non possiamo provare, ci mettiamo in colonna, facciamo un’entrata dignitosa ed ordinata e poi via! Purtroppo non ci si sente bene, e non possiamo sfruttare tutto il lavoro fatto nelle settimane precedenti per armonizzare le voci. Gli “sgrisoli” arrivano solo a metà del “Dormono le rose” e della “Contrada”, gli occhi del Paolo che convergono verso il naso non fanno presagire nulla di buono. Va beh, almeno ci abbiamo provato e soprattutto abbiamo cantato senza spartito, non succedeva – a mia memoria – dal 2013, per l’evento “De Marzi” col Coro Valgenzana. Dopo di noi il Coro da camera Sine Nomine di Varese, composto da voci giovani e bene impostate, offre delle preziose e impegnative interpretazioni di canti sacri.
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2 E 8 DICEMBRE. CONCERTI DI NATALE A MALVAGLIA E TESSERETE   (torna su  ⇑)  

2 dicembre, Malvaglia

La valle di Blenio ci accoglie con il cielo grigio e basso, che fa scendere anche qualche lacrima, ma con un ambiente di festa: la chiesa, centro del paese, è circondata da gente e da bancarelle che animano il mercatino di Natale. Tante famiglie con bambini, tante facce genuine: la valle ha ancora un’anima contadina. Arriviamo con notevole anticipo perché bisogna affinare ancora parecchi dettagli. La chiesa è bella, ha un possente campanile romanico, enorme il san Cristoforo che guarda il paese dalla facciata, all’interno si possono ammirare dei begli affreschi di botteghe lombarde. Difficile immaginare come abbiano potuto resistere alla furia delle acque, essendo rimasti sommersi dal lago formatosi in seguito alla Buzza di Biasca nel 1513. Devo confessarlo: a me attirano più queste caratteristiche che non la confusione e il commercio dei mercatini.

Torniamo alla nostra esibizione… Con noi sono gli amici del Coro Val Genzana di Massagno, con i quali ormai abbiamo ormai una lunga storia. Questo il testo che avevo preparato per il programma di sala che poi non è stato stampato (il testo, non il programma).

“Il coro Val Genzana di Massagno e il coro Santo Stefano di Tesserete hanno una consolidata abitudine a lavorare assieme. La collaborazione è iniziata nel 2013, quando hanno ospitato il grande compositore e musicista italiano Bepi de Marzi che è stato al centro di una tre giorni di concerti e conferenze con grande afflusso di pubblico. Per l’occasione è stato prodotto un doppio CD.

L’ospite eccellente, De Marzi, è tornato quattro anni dopo per proporre, con i due cori uniti, l’esecuzione dei salmi trascritti da padre David Turoldo e musicati da lui stesso.

I due cori si sono esibiti assieme nel 2014, durante il Festival dei Festival dei film di montagna a Lugano, e in due concerti nel 2017, svoltisi a Melide e nella chiesa di san Rocco a Lugano.”

E già che ci sono, e visto che mi è stato chiesto di preparare una presentazione del nostro coro che poi non è stata ripresa nel programma di sala né a Malvaglia né a Tesserete, aggiungo anche quella.

“Il coro Santo Stefano di Tesserete
www.corosantostefano.ch

Il Coro Santo Stefano di Tesserete ha una lunga storia: è nato infatti nel lontano 1924 come coro parrocchiale per volere del prevosto Carlo Mondini. Gli anni si sono succeduti, così come i cantori e i maestri. Negli anni Ottanta all’anima liturgica si è aggiunta quella popolare e così il coro quando non interpreta musica religiosa si chiama “Vos dra Capriasca”, a significare la regione dalla quale proviene la quarantina dei suoi membri.

Dal 2004 è diretto dal maestro Paolo Sala, che è anche pianista e cantante lirico, tenore stabile del Coro della Scala di Milano. Il maestro Sala è altresì conosciuto sia perché assieme alla famiglia (moglie e 5 figli) si produce come gruppo vocale Famiglia Sala, sia perché è solito incitare i suoi coristi inventando battute e modi di dire. Più di 1700 frasi, altrimenti dette “battute paoline”, sono state raccolte in sette volumetti (l’ottavo è in preparazione).

Nel corso della sua quindicennale direzione, il maestro Sala ha offerto ai suoi cantori l’occasione di misurarsi con diverse forme musicali. Oltre alla musica liturgica, eseguita in occasione delle celebrazioni religiose, il coro si è cimentato con la musica lirica (concerti in occasione del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi). Molto eseguito è il repertorio popolare (con il brano “Solito paese, ispirato da una poesia di Plinio Martini, ha vinto il concorso “Nuovi canti popolari”), ma viene interpretata anche la musica latino-americana (in particolare la celebre Missa Criola di Ariel Ramirez). Il coro presenta concerti di musica sacra (come l’Oratorio di Natale di Saint-Saëns o il Gloria di Vivaldi) e persino la musica rock (ha partecipato all’opera “The Wall” dei Pink Floyd).

Il coro Santo Stefano si è esibito con importanti orchestre e ha partecipato a varie manifestazioni canore come il festival LiberCanto di Lodi e le feste federali di musica (le più recenti svoltesi a Monthey, Weinfelden e Meiringen).”

Rientriamo in chiesa a Malvaglia per parlare del concerto… La particolarità dello stesso è che le musiche natalizie sono stati eseguite alternate alla lettura di testi anche loro attinenti al Natale. A suo tempo mi era stato chiesto di scegliere qualcosa tra leggende, tradizioni o racconti natalizi. Io ho scelto due racconti, uno di Piero Bianconi, l’altro di Plinio Martini, forse un po’ datati (1943 l’uno, 1964 l’altro), ma a mio giudizio ancora estremamente attuali. E per renderli più godibili è stata invitata una brava lettrice, Wilma Gilardi, che ha saputo ottimamente interpretarli.

E adesso facciamolo finalmente cominciare, questo benedetto concerto! È una chiesa raccolta, tutti i banchi sono pieni e in fondo c’è anche gente in piedi. L’impianto audio porta il suono sul sagrato ma non più in là, così fuori i rumori e i suoni del mercatino creano una certa cacofonia. Dentro però si sta bene e noi ci mettiamo nelle ultime file per ascoltare le voci dei massagnesi. Li invidiamo un po’, specialmente noi uomini, perché sono in tanti e noi invece, specialmente i tenori, siamo ridotti all’osso. Godibili le loro interpretazioni e bella la varietà nella scelta dei canti che ben si sposano con il racconto del Bianconi.

Mentre loro scendono noi saliamo ordinatamente la navata (è bello curare anche questi dettagli della scenografia). Iniziamo con brani storici, creati nell’Ottocento o prima. Gli incastri con la lettura riescono molto bene, Paolo ci dà discretamente gli attacchi mentre che la concentrazione del pubblico è sul testo. In un paio di brani teniamo il sottofondo cantando a bocca chiusa. Dev’essere davvero un bell’effetto. Gli spettatori penseranno certamente che abbiamo riprovato le alternanze varie volte, invece abbiamo incontrato la lettrice per la prima volta qualche ora fa. È così quando si lavora con dei professionisti. Seguono poi i classici, Stille Nacht e Tu scendi dalle stelle, e terminiamo il concerto con lo scoppiettante spiritual “Virgin Mary”, che carica a molla cantori e pubblico.

Alla fine del nostro intervento restiamo sul presbiterio dove ci raggiunge il Coro Val Genzana per i brani d’assieme. Cominciamo con Bach, Jesus bleibet, accompagnati dall’ottimo Claudio che riesce sempre a farsi trovare preparato ad ogni evenienza. Passiamo all’amico De Marzi, con Marì Betlemme, e quando si canta Bepi lo si fa sempre bene, memori delle avventure che ci ha fatto vivere assieme. Non cantiamo El Nascimiento, anche perché non siamo riusciti a prepararlo a sufficienza, ma il rincrescimento per questa rinuncia sarà lo stimolo a rimediare settimana prossima e qui non anticipo quello che succederà. Terminiamo con “Joy to the world”, per ricordare alla gente il messaggio della gioia del Natale, del Bambino che ci è stato dato.

Notevole l’accoglienza della gente di Malvaglia che non solo ci ha remunerato per la nostra esibizione, ma che ci ha anche offerto la cena, permettendoci vivere assieme ancora dei momenti di fraternità prima di ritornare alle nostre magioni.

8 dicembre, Tesserete

Il sabato seguente giochiamo in casa. Si comincia con il solito, impegnativo, lavoro di preparazione: ci sono da fare le riservazioni delle sale, da contattare i collaboratori, da realizzare locandina e programma di sala, da preparare il rinfresco, da allestire il palco con i praticabili, da predisporre impianto luci e impianto audio e chi più ne ha più ne metta. A volte non ci si rende conto, ma preparare un concerto costa tempo ed energia, tanto più questa volta che il nostro presidente è all’estero. Questa sera servono poche prove: si tratta piuttosto di mantenere la concentrazione nel ripetere il programma di Malvaglia salvo il nostro finale.

Frenzi fa gli onori di casa e alle 20:30, con una chiesa piena in tutti i suoi posti a sedere, invita i massagnesi sul presbiterio per cominciare il concerto. La calda voce della lettrice Wilma Gilardi ben si sposa con le calde luci che pitturano l’abside della chiesa. Anche in chiesa c’è un caldo giusto e ben si possono gustare la calde voci dei massagnesi. Rispetto a Malvaglia hanno cambiato qualcosa: in un paio di brani cantano a bocca chiusa durante la lettura. È davvero un bell’effetto e anche Claudio li aiuta con il suono dell’organo. Personalmente ho molto apprezzato l’esecuzione di “Resonet in laudibus”.

Tocca a noi. Forse ci siamo sentiti troppo sicuri dopo la bella esecuzione di Malvaglia, ma questa volta non tutto fila liscio. Più volte gli occhi di Paolo si incrociano e sul suo viso si disegnano le rughe e un’espressione perplessa. Qualcosa non ha funzionato bene con la disposizione, anche gli attacchi non sono stati precisi, nel cantare a bocca chiusa siamo calati miseramente. L’Astro del ciel è stato un "dis-astro" del ciel. Sicuramente non è stato il nostro miglior concerto. Per fortuna avevamo riservato i fuochi d’artificio per il finale. E invece del “Virgin Mary” come da programma, caliamo il nostro jolly: accompagniamo Giovanni Sala nel “Cantique de Noël” di Adolphe Adam. È stato un peccato trovarsi nel coro dietro al solista e non davanti a sentirlo cantare. Chi ha avuto il privilegio di trovarsi tra il pubblico è rimasto affascinato dalla voce possente, che riempiva tutta la chiesa, ma nel contempo cristallina e precisa sia nei piani che nei forti. Giovanni ha fatto venire a molti la pelle d’oca. Davvero è stato splendido sentire cosa può fare la voce in un ambiente predisposto per questo. E ancora più emozionante vedere come sia cresciuto musicalmente quest’artista che da ragazzino abbiamo avuto molte volte assieme, nella sezione dei tenori.

Dopo un’ovazione seguita da una marea di convinti applausi il coro Val Genzana ci raggiunge per il finale d’assieme. Stavolta li eseguiamo tutti i quattro brani a programma, compreso “El Nacimiento” di Ramirez, brano dolcissimo, che eseguiamo sempre con molta gioia e trasporto. E questa volta gioia e trasporto sono ancora maggiori perché Giovanni fa da soprano, Frenzi accompagna con la chitarra e Claudio con l’organo. Tutti artisti “fatti in casa”. Il finale è un’apoteosi di applausi e non possiamo non bissare con il “Cantique de Noël”: è Natale, ecco il Redentore! La parola di chiusura è per il nostro parroco don Ernesto. Ricorda che “oggi è la festa dell’Immacolata Concezione, la bellissima madre di Dio e ringrazia Dio per i bellissimi momenti che hanno fatto vivere”. È proprio bellissimo fare felice la gente!
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ANDIAMO IN TELEVISIONE PER “BANDE E CUORI”   (torna su  ⇑)  

È stata una bella esperienza quella di aver partecipato alla nota trasmissione prenatalizia "Bande e cuori" della RSI! Un'occasione speciale che ci ha permesso di presentarci come coro e cantare anche davanti alle telecamere...e poter magari dire, con una punta d'orgoglio, che "sem nai in televisiòn"! I brani eseguiti, tutti di De Marzi, li conoscevamo bene (dico bene Paolo?) ma eravamo forse un po' tesi ed emozionati davanti a quegli strani macchinari, così almeno mi è sembrato, tanto che dopo l'esibizione la nostra prova è proseguita in un clima ben più disteso e gioioso.

Questo il link per rivedere la trasmissione:

Così parlarono Paolo e Laerte

Altro momento che ho apprezzato molto è stato quello con il Grande Coro, diretto dal Maestro Andrea Cupia, dove ci siamo riuniti in compagnia di altri 8 cori ticinesi. È stato interessante scoprire un po' di questi cori, ben diversi tra loro: dal coro tutto femminile Des Des al coro maschile della Polizia Ticinese, dai cori di ragazzi Piccolo Coro di Santa Teresa e dei Piccoli Cantori di Pura al coro Valmaggese e coro Castelgrande, per fare un esempio. A dire il vero noi del coro Santo Stefano ci siamo ritrovati, un po' a sorpresa, in una piccola delegazione di 9 persone (!) composta da: 3 tenori (Fiorenzo, Leonardo e Luigi), 1 basso (Claudio ), 2 contralti (Ida e Mariella) e 3 soprani (Anita, Patti ed io)... ma in un attimo il Grande Coro con la sua forza canora ci ha fagocitato! Imparare 6 brani in poco tempo (due prove prima della registrazione) e cantarli insieme a più di 100 coristi nella bella cornice del Teatro sociale di Bellinzona è stato entusiasmante. Il brano che più mi ha commosso è stato "Sul volo chiaro" di Marco Màiero, per la sua poesia e delicatezza di armonie ma anche per l'incredibile effetto prodotto dalla Voce del Grande Coro!

Lorenza

Ed ecco il link anche per questa trasmissione:

Bande e Cuori "Il nostro concerto"

I tre giorni intensi con la TV sono stati molto arricchenti, gioiosi e ricchi di spunti e di apprendimenti. E' bello studiare con Andrea Cupia che (in termini di battute) potrebbe diventare presto una concorrenza per Paolo…. Un vero peccato che fossero così pochi del nostro coro….

Ida

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